Badante in nero: rischi e sanzioni

Nel complesso mondo del lavoro domestico, la figura della badante riveste un ruolo fondamentale. Spesso, però, la gestione di questo rapporto nasconde insidie e rischi che, se non affrontati correttamente, possono portare a pesanti sanzioni. Che tu sia un datore di lavoro o una badante, è cruciale conoscere le regole e i diritti per tutelarsi. In questo articolo, esploreremo in dettaglio le sanzioni previste per la mancata regolarizzazione del rapporto di lavoro, i rischi a cui si va incontro e, soprattutto, come fare per essere in regola, con un occhio di riguardo alle ultime novità del 2025.

Il lavoro in nero: un rischio per tutti

In Italia, il lavoro in nero nel settore domestico è ancora una realtà diffusa. La tentazione di risparmiare sui contributi o di evitare la burocrazia può sembrare sempre allettante, ma il costo di questa scelta è altissimo. Il lavoro in nero non solo danneggia lo Stato e il sistema pensionistico, ma espone sia il datore di lavoro che la badante a conseguenze legali ed economiche molto serie.

Sanzioni per il datore di lavoro: cosa rischi veramente

Assumere una badante in nero, purtroppo, è ancora una pratica diffusa, spesso giustificata dal desiderio di risparmiare tempo e denaro. Tuttavia, le conseguenze legali e finanziarie superano di gran lunga i potenziali benefici. Il datore di lavoro, in questo scenario, si assume una serie di rischi che è fondamentale conoscere a fondo. Vediamoli insieme.

1. L’ispezione del lavoro

Il primo e il più temuto scenario è l’ispezione da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) o della Guardia di Finanza. Queste verifiche possono avvenire a seguito di una denuncia (anche anonima) o di controlli a campione.
Se gli ispettori trovano una badante non regolarmente assunta, le sanzioni sono immediate e pesanti:

  • sanzione amministrativa: ossia una multa di tipo amministrativo. La sanzione base è una maxi-sanzione che varia in base alla durata del rapporto di lavoro “in nero”. Per un rapporto che dura fino a 30 giorni, la multa può andare da 3.600 a 21.600 euro. Se il periodo di lavoro irregolare supera i 30 giorni, la sanzione sale vertiginosamente, arrivando fino a 43.200 euro. La cifra si moltiplica per ogni lavoratore non in regola;
  • contributi omessi: oltre alla maxi-sanzione, il datore di lavoro è obbligato a versare all’INPS tutti i contributi previdenziali e assistenziali che non ha versato, maggiorati di sanzioni civili e interessi di mora. Questo calcolo retroattivo può riguardare gli ultimi cinque anni e, in alcuni casi, anche di più, raggiungendo cifre a quattro o cinque zeri.

2. Danni in caso di infortunio

Un aspetto spesso sottovalutato è il rischio di infortunio. Se la badante si fa accidentalmente male durante l’orario di lavoro, il datore di lavoro è chiamato a risponderne in prima persona. Distinguiamo principalmente due tipi di responsabilità: 

  • responsabilità civile: senza un’assicurazione INAIL, il datore di lavoro si trova a dover risarcire i danni subiti dalla lavoratrice, che possono includere spese mediche, perdita di guadagno e, nei casi più gravi, risarcimento per invalidità permanente. Si tratta di un onere economico che può a tutti gli effetti rovinare economicamente una famiglia;
  • responsabilità penale: se l’infortunio è grave o mortale, il datore di lavoro può essere perseguito penalmente per lesioni colpose o omicidio colposo, rischiando non solo un risarcimento salato, ma anche la reclusione.

3. Controversie legali con la badante in nero

Infine, non dimentichiamo che un rapporto di lavoro in nero non tutela nessuno. Se la badante, magari dopo un licenziamento, decide di far valere i propri diritti, può rivolgersi a un avvocato o a un sindacato. Questo tipo di situazione apre la porta a lotte legali lunghissime, che si traducono in un dispendio di denaro e di tempo e che non sempre si concludono per il meglio.

  • richiesta di risarcimento: la badante può chiedere il riconoscimento del rapporto di lavoro e il pagamento di tutti i diritti non goduti: ferie, tredicesima, TFR, indennità di malattia. Il datore di lavoro, purtroppo, non può negare l’esistenza del rapporto e l’esito della vertenza è quasi sempre a suo svantaggio.

Sanzioni per la badante: perché il lavoro in nero non conviene mai

Spesso si pensa che il lavoro in nero tuteli almeno la badante, ma non è così. Sebbene le sanzioni economiche siano a carico del datore di lavoro, la badante si espone a una serie di rischi che compromettono il suo futuro professionale e previdenziale, nonché in alcuni casi, anche la permanenza nel nostro Paese. 

1. Nessuna tutela previdenziale e assicurativa

La conseguenza più grave è la perdita di ogni tutela previdenziale e assicurativa. Questo si traduce in una mancanza totale di benefit, sia durante che, eventualmente, dopo la perdita del lavoro:

  • nessuna pensione: lavorare in nero significa non versare contributi all’INPS. Questo si è un buco previdenziale enorme che, nel tempo, renderà impossibile (o quasi) l’accesso a una pensione dignitosa;
  • nessuna indennità di disoccupazione (NASPI): senza un rapporto di lavoro regolare e le relative settimane contributive, la badante non ha diritto all’indennità di disoccupazione in caso di perdita del lavoro. Si trova così senza un reddito e senza tutele;
  • infortunio senza copertura: come visto, in caso di infortunio, la badante non è coperta dall’INAIL. Per ottenere un risarcimento, dovrebbe avviare una lunga e costosa causa legale contro il datore di lavoro, con esito non garantito.

2. Nessuna tutela previdenziale e assicurativa

Il lavoro in nero rende la badante vulnerabile allo sfruttamento, questo proprio perché c’è una mancanza di tutele sotto ogni punto di vista:

  • mancanza di un contratto: senza un contratto scritto, infatti, non ci sono regole chiare. Orari, ferie, permessi, malattia, tutto dipende dalla buona volontà del datore di lavoro. Spesso si assiste a orari di lavoro massacranti, stipendi al ribasso e negazione di diritti fondamentali come le ferie o i riposi;
  • nessun TFR: il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è un diritto negato. Alla fine del rapporto, la badante si ritrova senza una liquidazione, perdendo un importante cuscinetto finanziario per il suo futuro.

In sintesi, anche se all’inizio sembra una soluzione semplice, il lavoro in nero è una trappola che compromette la serenità e il futuro di tutti i soggetti coinvolti. La strada giusta è sempre quella della regolarità, che garantisce diritti, doveri e, soprattutto, tranquillità.

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